POLITICA
  by Rossana Furfaro Published: venerdì 14 marzo 2025 14:22:55

Case popolari, i sindacati inquilini pressano per la riforma della legge regionale

“Bene modifiche norme discriminatorie e ingiuste, ora confronto con la Regione per garantire diritto alla casa”. In Umbria per soddisfare la domanda servirebbero ulteriori 2mila alloggi e ci sono oltre mille appartamenti Ater chiusi in attesa di manutenzione

(AVInews) – Perugia, 14 mar. – “Una profonda ristrutturazione della legge regionale 23/2003 sull’edilizia residenziale sociale e un tavolo di confronto con la Regione Umbria per garantire un sistema più equo e funzionale”. È quanto chiedono le organizzazioni sindacali Sunia Cgil, Sicet Cisl, Uniat Uil e Unione Inquilini Umbria a seguito della proposta di alcune modifiche della norma stessa promossa dall’assessore regionale alle politiche abitative Fabio Barcaioli. I sindacati degli inquilini hanno, infatti, preso una posizione forte verso una riforma “giusta e necessaria” e lo hanno fatto con una conferenza stampa tenuta alla Camera del lavoro di Perugia venerdì 14 marzo e a cui sono intervenuti i segretari di Sunia Umbria, Rossano Iannoni; Sunia Perugia, Cristina Piastrelli; Sunia Terni, Matteo Lattanzi; Uniat Umbria, Gianluca Ciambelli; Sicet Umbria, Alessandro Pampanelli; Unione Inquilini Umbria, Aurel Ribac. “Ci siamo sempre battuti contro le norme in vigore più discriminatorie e ingiuste – hanno esordito i segretari –. Il nostro obiettivo è una profonda ristrutturazione della legge regionale 23/2003 sull’edilizia residenziale sociale, affinché torni a garantire il diritto alla casa a chi ne ha realmente bisogno”. Non solo, quindi, a chi è stato escluso dall’attuale legge in vigore – “nonostante vi siano tantissimi casi di persone in estrema disperazione e marginalità, che comunque vengono assistite dai Comuni con grandi costi” – ma anche a chi ne avrebbe diritto ma non ha a disposizione un alloggio: a proposito, è stato ricordato che in Umbria, per soddisfare l’intera domanda, ci vorrebbero circa 2mila ulteriori alloggi pubblici e che, nonostante ciò, Ater Umbria ha oltre mille appartamenti chiusi e sfitti (dati al 31 dicembre 2023) perché necessitano di manutenzione.

“Le modifiche alla norma proposte dall’assessore – spiegano i sindacati – non sono una concessione politica, ma un atto dovuto. Innanzitutto, sono il frutto di diverse pronunce della Corte Costituzionale che ha infatti bocciato l’obbligo di 5 anni di residenza per accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, perché incostituzionale e discriminatorio. Inoltre, non si può escludere un nucleo familiare intero dall’accesso a un diritto primario come la casa solo perché un componente ha avuto problemi con la giustizia: è un principio di base del nostro ordinamento giuridico, la responsabilità penale è sempre personale. Infine, è ormai chiara l’impossibilità di verificare la proprietà di case all’estero, un criterio che ha bloccato le graduatorie, rallentato il lavoro delle commissioni e creato un sistema iniquo e inefficace”. Ma Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini non si limitano a questo ma sfidano anche il Consiglio delle autonomie locali (Cal) e le forze di opposizione a un confronto pubblico: “Il Cal – ricordano le organizzazioni sindacali – ha bocciato il regolamento di assegnazione degli alloggi con un voto consultivo. Sindaci e gli amministratori che hanno votato contro questa riforma vogliono davvero mantenere criteri dichiarati incostituzionali? Vogliono continuare a difendere norme che bloccano il lavoro delle commissioni di assegnazione? Noi siamo pronti a un confronto pubblico. Abbiamo dati, sentenze e principi giuridici dalla nostra parte. Se qualcuno vuole difendere il vecchio sistema, lo faccia davanti ai cittadini, non nascosto dietro un voto consultivo”. Insomma, per Sunia Cgil, Sicet Cisl, Uniat Uil e Unione Inquilini Umbria le modifiche alla legge 23/2003 sono un atto dovuto: “Le modifiche proposte dalla giunta regionale – ribadiscono – non sono un’operazione politica di parte, ma una necessità per ripristinare equità e giustizia nel sistema degli alloggi Erp. Sono atti dovuti la rimozione della residenza obbligatoria di 5 anni, come sentenzia la Corte Costituzionale, l’eliminazione del requisito di incensuratezza per l’intero nucleo familiare, per il principio di responsabilità penale personale, e l’abolizione del criterio di impossidenza all’estero perché impossibile da verificare e dannoso per le graduatorie”.

I sindacati comunque non si accontentano di queste modifiche e chiedono un confronto con la Regione per elaborare politiche abitative che vadano incontro alle esigenze di chi veramente ha bisogno di una casa.

Nicola Torrini


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