Che senso ha dirsi cristiani oggi? La visione degli autori Berardi e Di Gaetano
A Perugia presentato il libro ‘I discepoli furono chiamati cristiani. Fenomenologia di un appellativo’_L’incontro, moderato dal giornalista Marco Brunacci, su iniziativa del Centro culturale evangelico
(AVInews) – Perugia, 11 gen. – Che senso ha oggi dirsi cristiani? Che significato ha? Chi indica e definisce nella nostra società contemporanea l’‘essere cristiani’? Per rispondere a questi interrogativi, su iniziativa del Centro culturale evangelico di via Pellas, è stato presentato a Perugia, alla Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori, davanti a un pubblico folto e molto interessato, il libro di due studiosi, Giacomo Carlo Di Gaetano e Valerio Bernardi, ‘I discepoli furono chiamati cristiani. Fenomenologia di un appellativo’, moderati e interpellati da Marco Brunacci. Il libro fa riferimento all’avvenimento che ha dato inizio ai trent’anni che hanno sconvolto la storia universale, dal 33 al 63 dopo Cristo: i seguaci di Cristo furono chiamati cristiani per la prima volta ad Antiochia, città cosmopolita dell’attuale Turchia, la terza più grande del mondo di allora. Ma oggi cosa resta di quella rivoluzione che non lasciò nulla di simile a prima?
Gli autori spiegano che per capire l’oggi è utile dividere in tre grandi tronconi l’essere cristiani. Di Gaetano e Bernardi, studiosi di fede evangelica, distinguono tra essere cristiani nel nome, essere cristiani nei fatti o, infine, essere cristiani nel cuore. Su queste tre categorie, con tutta una serie di implicazioni di attualità e approfondimenti, si concentrano, cercando di indagare su cosa sia rimasto di autentico nella società secolarizzata di oggi. Facendo anche riferimento a due capisaldi della cultura del secolo scorso, con titoli opposti: ‘Perché non possiamo non dirci cristiani’ di Benedetto Croce e il suo contrario: ‘Perché non sono cristiano’ di Bertrand Russell.
Per gli autori è chiaro che “solo l’‘essere cristiani nel cuore’ può aiutare, attraverso le parole e i fatti, a dare un contributo al mondo di oggi, così carico di incertezze, paure e interrogativi irrisolti e che ha sempre più bisogno – concludono Di Gaetano e Berardi – del faro della fede”.